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Il Pinot Nero

Vitigno “nobile”: “Re” di Borgogna, perché in Francia, nella Cote d’Or ed in particolare nella Cote de Nuits (la parte a Nord), il Pinot Nero è “il vitigno”. Le migliori espressioni italiane sono quelle del Trentino Alto Adige, una regione in cui il clima temperato “fresco”, con importanti escursioni termiche nel periodo della maturazione dell’uva, è l’ideale per proteggere la naturale acidità di queste uve, favorendo nel contempo lo sviluppo di nobilissimi aromi. Uunico limite, che impedisce di raggiungere i risultati  della Cote de Nuits, un tenore di argilla più contenuto.

Il Pinot Nero è, enologicamente parlando, il sogno di ogni viticoltore, ma presenta non poche difficoltà in fase di allevamento, vinificazione ed affinamento.

Non esiste vitigno più imprevedibile, delicato, un banco di prova difficilissimo per chiunque, che richiede impegno e dedizione, offrendo ottimi risultati solo in particolari zone e non in tutti i millesimi. Una donna bellissima, che non si concede spesso, ma, quando lo fa, ti porta in Paradiso.

Esigente in vigna ed in cantina:

germoglia precocemente, esponendosi alle gelate tardive;

ha grappolo poco spargolo, quindi con acini serrati, soggetti al pericolo di muffe (perché, in caso di umidità, è di difficile ventilazione);

ha buccia sottile, delicatissima, da vendemmiarsi rigorosamente a mano;

ha pochi antociani acilati (che danno il colore ai vini rossi), quindi di colore leggero e instabile;

ha pochi tannini, rendendo necessario l’utilizzo di quelli del raspo (con il rischio di note verdi, vegetali), dei vinaccioli (se non maturi/lignificati, portano note verdi, vegetali), dei legni di affinamento (che tipo di contenitore, grande o piccolo? se piccolo, che livello di tostatura? che percentuale di legno nuovo?);

teme il calore e l’umidità eccessivi, quindi il millesimo incide molto sulla qualità.

Nasce da un incrocio spontaneo tra il Traminer Aromatico ed il Pinot Meunier, con caratteristiche varietali  raffinatissime, che arricchisce (o impoverisce) in base al terroir (nessun vitigno esprime il territorio come il Pinot Nero), alle pratiche di vinificazione e di affinamento.

Due i gruppi varietali: qualitativo a bassa produttività, vinificato sempre in rosso, produttivo, vinificato in bianco o rosé, utilizzato come vino base per le cuvée  Metodo Classico, per la importante acidità e per la scarsità di tannini.

Quando si esprime al meglio è elegante, con un ricco corredo aromatico, tanto ampio quanto sottile, delicato, fatto di sfumature, che accarezzano i sensi senza aggredirli. Per i wine lover non è un vitigno di partenza, ma di arrivo, in quanto richiede naso e palato evoluti, parlando al cuore ed all’anima di chi lo degusta.

I descrittori olfattivo-gustativi più frequenti sono: violetta, garofano, ciclamino, rosa, ciliegia, ribes bianco e rosso, lampone, fragolina, chicco di melograno, arancia sanguinella, ai quali si aggiungono, nel tempo, note terrose, foglie secche o macerate e, dai legni di affinamento, speziature, lievi tostature (cenni di cacao, di fondi di caffè, di affumicato), tabacco.

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