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Domaine Tortochot e il suo Pinot Nero che nasce in una delle aree più celebri della Côte de Nuits

Relativamente al Pinot Noir della Borgogna, è stato detto e scritto molto in questi anni. Ricordiamo che le espressioni più energiche di questo nobile vitigno sono, in Cote de Nuits, a Gevrey-Chambertin, Nuits-Saint-Georges e, in Cote de Beaune, a Pommard, mentre quelle più eleganti e femminee sono, in Cote de Nuits, Chambolle-Musigny, Vosne-Romanèe e, in Cote de Beaune, Volnay.
La referenza in degustazione, Pinot Noir in purezza, viene dalla Borgogna, in particolare dalla Cote de Nuits.

La bottiglia è importante, una borgognona pesante con etichetta a scritte nere su fondo bianco.
La capsula è di notevole spessore, si incide facile e consente di estrarre un tappo marcato con il nome del Domaine, colorato solo a contatto con il vino, quindi di perfetta tenuta, odoroso di ciliegia scura croccante, cacao, cera di legno, salamoia di olive nere.
Nel bevante il vino cade granato luminoso con riflessi rubino, schiocca a testimoniare un peso giustamente moderato. Invitato, danza e accarezza le pareti setoso e vellutato.

A bicchiere fermo è tabaccoso, con note di pelle primo fiore, ciliegia, fragola, mora, succo di melograno, cacao dolce, Angus marinato, ruggine e sangue.
Già così ricco a bicchiere fermo, dopo alcune rotazioni, che ne esaltano la trasparenza/brillantezza cromatica, il naso si fa ampio: alcoli terpenici (primari) con rosa rossa carnosa, viola, garofano e geranio; esteri fruttati (secondari) con ribes nero, mora di rovo, ciliegia, lampone, prugna disidratata. Dopo tanta e tale ricchezza varietale, cenni terziari di terra scura bagnata, corteccia secca e foglie macerate, sangue, ruggine, carne “salada”, trionfo di spezie quali noce moscata, pepe bianco, cannella, chiodi di garofano, bacche di ginepro e foglia di alloro fresche, cacao dolce e fondi di caffè. Note balsamiche di menta, resina e pino mugo.

Naso maestoso, sorprendente ad ogni olfazione, commovente nel suo darsi generoso, deciso, ma sempre all’insegna di estrema finezza.

Entra in bocca “maschio”, con prepotenza che alterna a dolcezza, comunque coerente con la muscolarità tipica dei Gevrey-Chambertin, Nuits-Saint-Georges e Pommard.
Autentica nobiltà.
Altro sorso ed in bocca si palesa rosa rossa, mora di rovo e succosa ciliegia scura, tabacco, balsamico, Mon Cheri, radice di genziana, corteccia di china, carne secca, sangue, ruggine.
Il tannino è di magistrale fusione, grazie anche a legni di affinamento gentili nella tipologia, nei livelli di tostatura, nel mix nuovo/2° passaggio, onde evitare un assurdo “braccio di ferro” tra il vitigno, naturalmente gentile, ed il legno.
Se il naso era incredibilmente ricco, il gusto ha uno spessore antico, portandoti all’interno di magioni dai muri spessi, non ricche ma arredate con naturale nobiltà.

Abbinamenti? Sarebbe un torto imperdonabile non proporli:

antipasti – tartare di manzo o di tonno rosso con generoso accompagnamento di capperi, olive, trito di pomodori secchi, spezie, salse; prosciutti crudi stagionati tagliati a coltello con pane nero, bresaola con riccioli di burro salato;
primi piatti – riso Carnaroli con pistilli di zafferano e generosa mantecatura, pasta con ragout “rinforzati”, tagliatelle/maltagliati/pappardelle al sugo di selvaggina da piuma;
secondi piatti – selvaggina da piuma arrosto, quale fagiano o germano reale, baccalà alla veneta in rosso, anguilla in umido, carré di agnello, brasato di manzo, formaggi di media stagionatura.

Anima, nel bicchiere vuoto, di tabacco biondo, scatola di sigari, rosa rossa appassita, liquirizia e cacao dolci.

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