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Nepos Villae: lo scrigno della Valpolicella

Nepos Villae è un piccolo scrigno della Valpolicella, incastonata tra i vigneti come fosse un diamante; una realtà che può essere interpretata utilizzando un ossimoro: l’animo filarino che va a braccetto con le qualità di una vecchia signora: capace, valente e saggia.

Maestra di vini nobili, figli della zona vitivinicola più importante d’Italia, Nepos Villae rispecchia i dogmi dell’origine della Valpolicella Classica. «Noi crediamo nella tradizione» enuncia Gianfranco Ruffo, cofondatore della cantina assieme al fratello Gilberto ed al figlio Francesco: la loro è una filosofia che segue la tradizione plurisecolare, non vi è alcun dubbio.

La cantina Nepos Villae sorge a Villa di Negrar, piccola frazione del comune omonimo posto nella Valpolicella Classica, un’area contrassegnata da  una escursione termica vigorosa che inneggia su terreni ricchi di calcare e questo favorisce l’ottenimento di eccellenti vini rossi. In azienda si esegue la classica coltivazione a doppia pergola veronese con interfilare di almeno 3,80 metri ed inerbimento che consiste nel far crescere erbe tra le vigne; in questo modo si instaura un equilibrio biologico tra microrganismi e terreno, tecnica molto in voga anche tra i frutteti.

La valle di Negrar dà origine a uve con una componente aromatica piuttosto marcata che ricorda i frutti neri selvatici, mentre a Fumane, comune limitrofo, prevale la nota di amarena tra le uve, a Marano, altro comune della Valpolicella, invece, l’aromaticità prevalente è la ciliegia aromatica.

Le uve coltivate dalla cantina Nepos Villae danno vini longevi e vezzosi, solo poche bottiglie si producono, circa ventimila in un anno, destinate al solo mercato di nicchia. Bizzarro è il vestito che indossa il sito internet, marchiato con una immagine di copertina che vedono due forti braccia giovani tatuate. «Mio figlio, alcuni anni fa, decise di tatuarsi un tribale Hawaiano e così abbiamo deciso di utilizzarlo come immagine di riferimento per il nostro sito e per la nostra cantina. Esso vuole legare la tradizione degli avi con le nuove generazioni»

Una domanda sorge spontanea: cosa significa Nepos Villae? Nepos indica letteralmente nipote, quindi le generazioni che si susseguono nel tempo; di Villa, indica la piccola frazione storica del comune di Negrar, contornata da una manciata di case, dove si trova il vigneto di famiglia.

«Villa, braccia e cuore, indicano esattamente ciò che siamo» Spiega Gianfranco. «Le braccia rappresentano la forza lavoro, qui si coltiva tutto a mano» e il cuore richiama l’amore verso questa nobile materia prima: l’uva.

Vi è quindi una storicità, un ambiente, una provenienza che indicano una strada futura, una strada che arriva dal passato di una tradizione che accompagna Nepos Villae. Si percepisce pertanto l’intenzione di voler trasmettere la tradizione simboleggiata dalla coltivazione delle viti alla modernità della nuova generazione, un passato proiettato verso il futuro.

La famiglia Ruffo nasce come conferitrice di uve e solamente nel 2017 decise di intraprendere l’ ardua strada volta alla produzione di sommi vini.

In campo si opera una scrupolosa e attenta selezione dei grappoli che diverranno poi: Amarone ,  Ripasso e Valpolicella superiore. «Si analizzano i singoli grappoli con il rifrattometro per verificarne il grado zuccherino, vigna per vigna» spiega Gianfranco. Ciò è possibile grazie alla ridotta superficie del vigneto e garantisce la migliore qualità.

La cantina Nepos Villae produce tre tipi di vini: il Re incontrastato: l’Amarone, il classico Superiore ed il classico superiore Ripasso.

Per la realizzazione dell’Amarone sono utilizzati solo i grappoli a più alto tenore zuccherino, l’epoca di raccolta è influenzata dalle condizioni climatiche, ma, generalmente, si colloca nella seconda metà del mese di settembre. Subito dopo la raccolta, comincia la messa a riposo in appositi templi; qui i grappoli ci rimangono sino a gennaio quando si passa alla pigiatura degli stessi.

L’ affinamento dell’Amarone avviene in botti di rovere per almeno 5 anni; al termine di tale periodo si procede all’imbottigliamento e saranno necessari altri 3-4 mesi di riposo prima di procedere alla vendita.

Finita la fermentazione dell’Amarone, le sue bucce vengono fatte ripassare sul Valpolicella Classico Superiore il quale diverrà così “Ripasso”, vino che nasce da una precisa tecnica di lavorazione. Segue un periodo di affinamento in botti di rovere di circa 6 mesi, seguito dall’imbottigliamento.

Le etichette che rivestono le bottiglie sono semplici ma di forte impatto, l’impatto di una semplicità che esprime la massima eleganza.

Al centro delle etichette vi è una scritta dai caratteri latini che forma un grappolo. In quanto ai nomi dei vini, si sono scelte delle nomenclature piuttosto simboliche per appellarli: dei veri e propri toponomi, per l’Amarone si è scelto “Campo di Villa”, il vigneto posto dietro la casa padronale; il Classico Superiore invece è identificato con la dicitura “Contrà del Tono”, il luogo che non c’è più, ma che è riportato su una vecchia mappa del 1750 di proprietà della famiglia Ruffo ed indica un’altra piccola frazione poco distante da Villa; “Strada Campiona”, il nome scelto per il Ripasso, si riferisce ad una strada di origine romana che collegava la valle di Negrar con la Val Pantena. Si organizzano delle degustazioni che vedono protagonisti non solo questi eccellenti capolavori enologici ma anche formaggi quali il Monte Veronese, principe di questa terra, che, se fresco può accompagnare il Classico Superiore e il Ripasso, se stagionato, invece l’Amarone. Abbinamenti quindi che permettono di capire qual è la funzione del vino se abbinato ad un determinato cibo.

La cantina è aperta al pubblico dal giovedì alla domenica; è richiesta la prenotazione telefonica per le ricche ed abbondanti degustazioni. Quali sono le sensazioni percepite al palato, chiedo – «sento la campagna dentro quando assaggio il mio vino» risponde con occhi lucidi Gianfranco.

I profumi della terra e le note aromatiche della bacca rossa fresca designano il Ripasso con il suo gusto vellutato e sinuoso, mentre il sentore del pepe nero  dal gusto avvolgente contraddistingue invece l’Amarone. Gianfranco si presta ad accompagnarmi tra i vigneti ben curati; cammino, e, per un istante, la mia mente si perde tra il verde dei prati ed i grappoli ancora acerbi.

Il sole di luglio è cocente in questa Valle di Negrar ma di scottarmi non m’importa, so di camminare tra i vigneti più belli al mondo.

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